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Cenni Storici

Lissone - Foto storica vecchio municipio
Foto storica vecchio municipio

La fondazione di Lissone risale probabilmente al I secolo d.C. Sul territorio, infatti, sono stati trovati reperti archeologici databili agli inizi del periodo imperiale di Roma. Il nome, pur avendo un'etimologia incerta, è di origine romana, Lixionum. Ad esso era probabilmente congiunta la parola locus. Incerte sono le notizie relative ai primi secoli dell'era cristiana. Si sa che, dal tempo dei Longobardi al Lombardo-Veneto austriaco, Lissone fece sempre parte amministrativamente del contado della Martesana, con capoluogo Vimercate. In esso sorgevano altre tredici pievi, fra cui Desio, la cui chiesa battesimale comprendeva anche la cappella di Lissone. Tale cappella fu eretta in parrocchia indipendente probabilmente agli inizi del XIV secolo. Intorno all'anno 1000 il locus di Lissione doveva godere di una discreta importanza, tanto da poter dare al duomo di Monza un arciprete (dignità equiparabile a quella vescovile), del quale abbiamo memoria in un documento cartaceo del settembre dell'anno 990: "Walperto figlio del fu di buona memoria Odelberto del luogo di Lissone". Questo (tradotto dal latino) è il più antico documento storico attendibile relativo a Lissone.

 
Lissone - Foto storica edificio Selettiva del Mobile ora sede del nuovo palazzo municipale
Foto storica edificio Selettiva del Mobile ora sede del nuovo palazzo municipale

Tra la fine del XII secolo e l'inizio del successivo, Lissone registra la qualifica di "borgo", cingendo l'abitato di mura e fossato: ne resta memoria in una lapide del 1227, che testimonia, unitamente a resti di mura nel sottosuolo, l'esistenza della porta occidentale. La documentazione cartacea ci ha consegnato anche la memoria della porta meridionale del nostro borgo, la "porta della Marena" (1338).
E' in questi secoli che si registra a Lissone la presenza degli Umiliati, un singolare movimento religioso i cui membri esercitavano un lavoro manuale indipendente, la lavorazione della lana e la tessitura dei panni. Un catalogo del 1298 elenca ben cinque conventi di frati e monache dell'Ordine a Lissone, molti per un villaggio al di sotto dei mille abitanti. Benché non indicato nel catalogo, esisteva anche un sesto convento di Umiliati, di proprietà del Terz'ordine. Essi scelsero Lissone quale prima fondazione nel territorio della Martesana di mezzo, a testimonianza della sviluppata vita economico-sociale del borgo, evidentemente vivace benché Lissone non sorga lungo vie di comunicazione di particolare rilevanza.
Dagli Umiliati i Lissonesi appresero il gusto del lavoro indipendente e la cura artigianale dei prodotti. Ancora oggi, lo stemma del Comune riporta l'emblema dell'Ordine: un agnello con il motto "Omnia vincit humilitas" - l'umiltà vince tutto.
Il territorio sul quale il Comune di Lissone poteva imporre tasse e dazi era suddiviso in appezzamenti di proprietà generalmente di nobili monzesi e milanesi, ma anche lissonesi; il restante apparteneva alla chiesa di S.Pietro di Lissone e agli Umiliati.
Dopo il 1473 risultano registrati quali possessori di beni in Lissone i "capostipiti" di quelle che saranno le più importanti famiglie nobili presenti in borgo: Baldironi, Aliprandi, Candiani, Besozzi, tutte estinte prima della fine del XVIII secolo, ad eccezione dei Baldironi. Di essi conserviamo la villa, recentemente restaurata. Apparteneva a questa famiglia anche la cascina detta "la Baldirona", fatta erigere nel XVII secolo. Nel 1527, durante le guerre tra francesi e imperiali per l'egemonia sulla penisola, Lissone venne invasa e devastata dai Lanzichenecchi e probabilmente in questa occasione perse gran parte di ciò che rimaneva delle vecchie fortificazioni. Dal 1530 al 1713 il Ducato di Milano passò sotto la dominazione spagnola. Fu questo un periodo di carestie, guerre e pestilenze. Lissone vide più volte il transito e lo stazionamento delle truppe, mantenute dalla nostra comunità anche per un anno (ad esempio nel 1639-40). Ciò nonostante, negli anni 1530-1547 l'attività tessile registrava la presenza in borgo di 35 maestri tessitori e, nel 1612, vennero censiti ben 110 telai, quantità assai superiore a qualsiasi altro borgo della nostra Pieve, Desio compresa.

 

Il territorio era suddiviso in contrade campestri, ognuna con un proprio nome, nelle quali si producevano cereali, ortaggi, frutta e si coltivava la vite, il cui prodotto veniva trasformato in loco: è nota già dal '500 la presenza di "canepe", ossia cantine, e di un torchio. Questi prodotti venivano poi venduti sui mercati cittadini di Monza e Milano.
Alla fine delle guerre di successione e con il trattato di Aquisgrana del 1748 il territorio milanese passò definitivamente sotto l'Austria. Si intensificarono la coltivazione dei bachi da seta e di conseguenza dei "muròn" (gelsi), che portarono alla produzione di una delle qualità di seta migliori sul mercato.
Dalla dominazione austriaca trassero giovamento le attività agricole, i commerci, le industrie e in tutto il territorio si diffuse un nuovo benessere. Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo, i Lissonesi ampliarono la chiesa parrocchiale (situata nell'odierna piazza Libertà e demolita nel 1933), ormai incapace di contenere l'accresciuta popolazione.
Negli anni della restaurazione (1815-59) il Regno Lombardo-Veneto provvide ad una serie di riforme. La scuola elementare maschile pubblica e gratuita venne definitivamente istituita nel 1816; quella femminile negli anni '30. La condotta medico-chirurgica, dotata di un medico che risiedeva stabilmente in borgo, fu istituita nel 1835. La crisi agraria della fine del XIX secolo, aggravata delle malattie che colpirono i bachi da seta e dalla concorrenza dei prodotti orientali e americani, indusse molti lissonesi ad abbandonare il lavoro dei campi a favore dell'artigianato, attività peraltro già fiorente da almeno un secolo.
Dal '500, infatti, le grandi famiglie milanesi avevano cominciato a costruire in Brianza ville e palazzi per la villeggiatura e questa tendenza si era sviluppata nei secoli successivi. Un esempio insigne è costituito dal palazzo arciducale di Monza, poi Villa Reale, un enorme complesso costruito su progetto di Piermarini e comprendente circa 700 stanze. Questa intensa attività edilizia aveva creato una forte richiesta di mobili e di arredi di ogni genere, di alta qualità per gli appartamenti padronali, di tipo ordinario per le stanze della numerosa servitù. Gli abitanti lissonesi avevano accettato di buon grado di realizzare, su commissione, i mobili e gli altri elementi d'arredo.
Fu tale attività a segnare l'inizio della lunga tradizione mobiliera, ancora oggi viva e presente nella nostra città.

 

L' industria del mobile a Lissone

Lissone - Foto d'epoca con tronchi

 Lo sviluppo di un artigianato mobiliero di alta classe a Lissone, come in altri paesi della Brianza, sebbene privo di documentazioni precise, si deve attribuire ad un concorso di cause.
In tutti i paesi già esisteva, in età moderna, una piccola produzione di falegnameria di quadratura, semplicissimi mobili in legno massiccio o lastronati, rivolta a soddisfare le esigenze locali. La soppressione della Corporazione dei legnamari di Milano nel 1773 favorì probabilmente il ritorno al paese d'origine, dove c'erano occasioni di lavoro, di qualche magistro ad lignamine, falegname provetto, in grado di organizzare la produzione in proprio e all'esterno e di far scuola. Infine, la nuova concezione del mobile neoclassico - che tradizionalmente si fa risalire a Thomas Chippendale - permetteva una costruzione strutturale piuttosto semplice e ben definita, a cui in seguito venivano applicati diversi tipi di decorazioni ed abbellimenti. La costruzione del mobile in questo modo avveniva in due tempi: la produzione dei diversi componenti anche in sedi separate prima, il loro assemblaggio per la vendita poi. Questo metodo di lavoro portò alla nascita di professioni specializzate quali quelle di intagliatore, tornitore, lucidatore, laccatore, decoratore e  tappezziere. Il definitivo consolidamento di questa attività e la nascita delle prime vere e proprie botteghe artigiane si ebbe con l'epoca napoleonica (1796-1814), durante la quale si creò un mercato territorialmente esteso e si collaborò con le ebanisterie parigine.
Per tutto il '700 la popolazione di Lissone era cresciuta, per la prima volta dopo molti secoli, in un modo lento ma continuo. Ma è dal 1805 al 1847 che la popolazione praticamente raddoppiò, passando da 1616 abitanti a 3073 grazie alle nuove opportunità di lavoro che favorirono l'immigrazione dagli altri paesi della Brianza, inducendo in particolare moltissimi giovani a venire a Lissone per imparare il mestiere di falegname.

 

Verso il 1830 l'artigianato mobiliero a Lissone sviluppò una consistente attività produttiva. Pertanto gli artigiani, non potendo lavorare solo su commissioni e avendo il problema di vendere ciò che producevano, si organizzarono portando i mobili finiti, loro e di altri, direttamente a Milano. Questo momento rappresenta la prima embrionale fase di coordinamento della produzione delle varie botteghe artigiane, che determina una sorta di garanzia di continuità di lavoro per gli artigiani-contadini, un approvvigionamento razionale delle materie prime e favorisce la nascita delle prime lavorazioni ausiliarie quali tappezzerie e ferramenta.
Dal 1840 al 1850 il fenomeno si concretizzò col sorgere a Lissone delle prime grandi aziende, a carattere industriale e commerciale insieme, che facevano conoscere ed apprezzare il mobilio locale in tutta Italia, anche se la struttura aziendale restava comunque prevalentemente di tipo familiare.
Iniziò a formarsi in quegli anni quel vastissimo tessuto di piccole ed efficienti unità produttive ancor oggi predominante a Lissone e in Brianza. A partire dal 1850 circa Lissone può essere considerato il più importante centro mobiliero italiano, caratterizzato da una buona organizzazione di vendita.
Il 1859, dopo la sconfitta degli Austriaci nella seconda guerra d'Indipendenza, vide l'annessione della Lombardia allo stato sabaudo. Nel 1861, proclamato il Regno d'Italia, la ferrovia Milano-Monza, già esistente, venne prolungata sino a Como; su tale linea si trovava anche Lissone, la cui stazione venne costruita nel 1882. Con l'unità d'Italia sorsero altre industrie relative alla lavorazione dei salumi, alla filatura della seta ed alla tessitura del cotone che impiegavano molta manodopera, ma la produzione del mobilio continuò a detenere saldamente il primato. I gusti eclettici del tempo lasciavano ampio spazio all'inventiva, all'abilità, all'intraprendenza commerciale degli operatori locali, che sin dal 1890 cominciarono una decisa opera di penetrazione sui mercati esteri. Nel frattempo, nel 1870, era stata fondata la Scuola Professionale di Disegno e Intaglio ad opera della Società di Mutuo Soccorso, dapprima solo festiva, poi, dal 1878, serale, con un programma di formazione professionale molto valido. Dal 1880 al 1890 sorsero le prime grandiose esposizioni di mobili in palazzi costruiti appositamente vicino alla stazione ferroviaria: si allargava la vendita sul mercato italiano, si esportava in Egitto, Turchia e Medio Oriente in concorrenza con la Francia. Ad ogni esposizione internazionale le ditte lissonesi erano presenti e raccoglievano lusinghieri riconoscimenti. La lavorazione meccanica del legno, che sul finire dell'800 muoveva i primi passi, cominciò ad affermarsi all'inizio del XX secolo: nascevano a Lissone aziende che riducevano i tronchi in tavole, che producevano i primi compensati, e aziende che installavano macchine per la costruzione di mobili, come seghe a mano, piallatrici, trapani e torni.
Tutto questo venne favorito dall'aumento costante della popolazione e dal progressivo decremento dell'agricoltura, che passò poco a poco al ruolo di attività secondaria. Lissone, centro industriale, durante la prima guerra mondiale produceva casse per munizioni e compensati per aeronautica secondo sistemi tecnologici d'avanguardia. Nel 1920 a Lissone nacque la più grande fabbrica di compensati e di tranciati d'Italia, l'Incisa, che arrivò a trasformare giornalmente 1750 quintali di tronchi in 70 metri cubi di compensato, con un ciclo di lavorazione integrata che occupava oltre mille dipendenti. Dopo la prima guerra mondiale era ripresa anche l'esportazione, trovando nuovi mercati un po' ovunque, dal Sud America all'Inghilterra, sino a che la crisi del 1932, unita alle mutate condizioni politiche in Italia, non vi pose praticamente fine. La produzione artigianale di Lissone, sempre alla ricerca di nuovi sbocchi, accolse l'invito del movimento razionalista, che con l'etichetta "moderno" stava prendendo piede anche in Italia; architetti e arredatori di quella scuola trovarono localmente chi realizzava in un modo ineccepibile le loro idee e la Triennale di Milano del 1933 ne fu il vittorioso collaudo. Il compito promozionale dal 1936 venne assunto da una manifestazione, la Settimana del Mobile, organizzata inizialmente da un sodalizio privato, la Famiglia Artistica Lissonese, e dal 1951 in avanti dall'Ente Comunale per il potenziamento del mercato mobiliero. La manifestazione, abbinata ad un premio di pittura internazionale, acquistò ben presto una grande risonanza e creò una sorta di collaborazione continua fra amministratori, designers, operatori culturali, mobilieri e commercianti del settore.
Nel 1955 venne fondato l'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato "I.P.S.I.A. - G. Meroni", che sostituendo la vecchia Scuola di Disegno e Intaglio si è specializzato nella formazione professionale a vari livelli di mobilieri e di arredatori. Non è possibile descrivere ora quanto abbia influito questa scuola, quanto e come siano cambiati i sistemi di produzione mobiliera e in che misura Lissone sia diventata negli anni del dopoguerra un centro di commercio del mobile. Tutto questo sarebbe materia per un libro e non può essere riassunto in poche righe. D'altra parte non si può ignorare lo sviluppo di Lissone in altri campi industriali di diversissima specie, dalle industrie alimentari alle metalmeccaniche, dalla cantieristica all'elettronica, dall'industria della confezione alla meccanica di precisione. Ma questo non sarebbe più storia: questo è un passato recente, che si riflette nella Lissone viva, dinamica e industrializzata di oggi.

 
Ultima Modifica: 31/10/2022