1. Contenuto della pagina
  2. Menu di sezione
Contenuto della pagina

IL CIELO IN ME

vita irrimediabile di una poetessa

 
Frammento locandina

Giovedì 5 febbraio 2015 - ore 20.30 - Palazzo Terragni, Piazza Libertà


ANTONIA POZZI 1912 - 1938

Attrici protagoniste:  Erika Redaelli, Isabella Di Giuda.

Regia: Sabrina Bonaiti e Marco Ongania

Ingresso libero

 
 

Quando una donna sceglie la libertà, deve quasi sempre pagare un prezzo molto alto. Antonia Pozzi ha scelto di vivere intensamente, dal di dentro, ha amato con tutta se stessa senza calcoli e senza tatticismi, ha gioito della bellezza della natura e della purezza della montagna e ha sofferto la perdita, l'abbandono, la mancata comprensione della sua poesia con la stessa tragica lucidità e profondità con cui ha intravisto l'abisso nel quale un'intera generazione stava precipitando. Le poesie, le lettere, le pagine di diario, le fotografie, rappresentano un lascito straordinario, una "voce" altissima capace ancora di emozionare, scuotere, sconvolgere gli uomini e le donne di oggi. Le sue parole sono modernissime, così come le scelte esistenziali, i suoi moti di rabbia, i momenti di sconforto e di insicurezza, le prese di posizione nei confronti di un mondo culturale dominato dal modello maschile. Al di sopra e al di là di tutto questo c'è in Antonia Pozzi una vocazione precoce, un'urgenza interiore indomabile che la spingerà con tutta se stessa verso la poesia. La poesia è per Antonia un destino scritto nella carne, come lei stessa sottolinea: "Perché non per astratto ragionamento, ma per un'esperienza che brucia attraverso tutta la mia vita, per una adesione innata, irrevocabile, del più profondo essere, io credo alla poesia. E vivo della poesia come le vene vivono del sangue. Io so che cosa vuol dire raccogliere negli occhi tutta l'anima e bere con quelli l'anima delle cose e le povere cose, torturate nel loro gigantesco silenzio, sentire mute sorelle al nostro dolore". La poesia la porterà a conoscere profondamente aspetti della realtà lontanissimi dall'ambiente di provenienza. La ragazza ricca, colta, emancipata, che ha girato il mondo e parla correttamente le lingue straniere, comprende, grazie alla poesia, il dramma della guerra d'Etiopia, la grandezza della semplicità della gente di Pasturo, la povertà, umiliante, degli sfrattati di Via dei Cinquecento, il dramma sociale degli abitanti della periferia milanese e la grande tragedia collettiva verso cui si sta avviando l'Europa della fine degli anni Trenta.
La montagna per tutto il corso della sua esistenza rappresenterà una tregua, sempre felice e luminosa, alla fatica di vivere. Con la poesia, Antonia Pozzi esalta la gioia fisica e spirituale provata nelle numerose ascensioni in montagna, nelle scalate compiute accanto ad alcune delle guide alpine più conosciute, a partire da Emilio Comici. Un altro luogo di grande rilievo affettivo nella vita di Antonia è la Zelata di Bereguardo, vicino al Ticino, nella tenuta terriera dove è cresciuta la mamma, Lina e dove vive la nonna Nena, da lei immensamente amata. Proprio qui, ancora bambina, Antonia assorbe inconsapevolmente il fascino e l'attrattiva per la terra, per la campagna, per la vita semplice e rude dei contadini. Fascinazione da cui nascono il sogno di una vita simile per sé e il progetto di un romanzo sulla "mia pianura lombarda, malinconica, forte e reale, coi rossi tramonti delle risaie, l'odore caldo di stalla e la terra nuda e umida: la pianura che ho tanto poco goduto eppure mi sento nel sangue". Per la sua produzione poetica, la Zelata di Bereguardo rappresenta un importante e fertile luogo dell'anima. In questa pianura la piccola Antonia sperimenta il fascino dell' infinito, scrutando l'orizzonte da una finestra: "Verso sera fissavo l'orizzonte/socchiudevo un po' gli occhi, accarezzavo/ i contorni e i colori tra le ciglia:/ e la striscia dei colli si spianava, /tremula, azzurra: a me pareva il mare e mi piaceva più del mare vero" (Amore di lontananza, 24 aprile 1929). Antonia Pozzi resta incantata di fronte all'armonia, alla grazia e all'autenticità del vivere contadino: fotografa le risaie, i fossi, l'aratura dei campi, la fienagione, la battitura del grano. Nelle fotografi e scattate a Pasturo e alla Zelata di Bereguardo Antonia cerca un modo attraverso cui ritrovare la storia e le radici della sua terra, il sapere delle origini.
La sua complessa modernità consiste anche in questo: nell'alternare, in uno sconvolgente e velocissimo saliscendi emotivo, momenti di perfetta consonanza con la natura, di metafisica e a tratti religiosa contemplazione, con i momenti cupi e disperati di una "troppa vita" che premeva da dentro e che travolgeva schemi e convenzioni sociali, buone maniere e antiche leggi non scritte.

 

Vedi la brochure del film

 
Ultima Modifica: 31/10/2022