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[dis]APPUNTI

MIRKO BARICCHI, FRANCESCA FERRERI,

BEATRICE MEONI, ALBANO MORANDI

 
[dis]APPUNTI

10 dicembre 2015 - 23 gennaio 2016

MAC LIVELLO 2

INAUGURAZIONE:  giovedì 10 dicembre ore 19:30

A CURA DI  ALBERTO ZANCHETTA

 
 

Una mostra suddivisa in quattro par[e]ti, e altrettanti artisti, dove si affastellano  forme e colori, supporti e materiali. Le opere ci appaiono come piccoli appunti visivi sottoposti a una vivace disseminazione  nello spazio, e a una naturale divagazione del nervo ottico.

L' humus pittorico di Mirko Baricchi (La Spezia, 1970) si snoda tra macchie, aloni e atmosfere ovattate. L'artista asseconda infatti un'azione/reazione - azione del vedere, reazione del dipingere - capace di   dare libero corso a una infaticabile, irrefrenabile  libertà espressiva; al significato,  vale a dire al concetto "fatto intendere", si  oppone il significante, ovverosia il motivo  "fatto vedere", in cui si manifesta un'acutissima  attenzione all'essenza delle cose.
Le immagini di Baricchi vivono all'ombra  dei ricordi e delle suggestioni, trasformando  la memoria in memorabilia . Le  sue opere hanno la stessa grazia di fugaci appunt[ament]i che scivolano lontani.

Francesca Ferreri (Savigliano, 1981) insegue  forme che esistono in sé. Mescolando  elementi preesistenti, l'artista cerca di  assemblare e integrare tra loro gli oggetti,
rendendone coesa la struttura; i perimetri  presentano comunque delle asperità, dovute agli innesti di gesso e calce che  fungono da collanti. Ferreri insiste su un  sottile gioco di sintesi e di dilatazione della materia: una materia che viene [in]formata da sensibilità segniche e  pittoricistiche, evocative delle collisioni e  degli occultamenti che si avvicendano  nell'opera, il cui aspetto finale resta sempre,  fortemente, elusivo.

Beatrice Meoni (Firenze, 1960) scruta oggetti quotidiani, usurati o in frantumi,  che vengono messi en pose , come nelle nature morte, quasi a voler ricomporre un  discorso frammentario, interrotto e più  volte ripreso. Vincent van Gogh diceva che «non bisogna dimenticare che un vaso rotto rimane un vaso rotto». Beatrice Meoni indaga la verità frustrata che si annida dietro a questi oggetti "discontinui", "impropri", in quanto deficitari di  alcune loro parti. In realtà, la lesa identità dell'oggetto non è compromessa da ciò che è stato disperso, quanto semmai dal  dis-appunto che traspare nelle stratificazioni  del colore.

Albano Morandi (Salò, 1958) ama lambire  i confini ma detesta essere intrappolato  nei generi artistici. Negli anni è venuta  rafforzandosi la sua vena intimista, di  poeta come suggeriva Peter Weiermair,  che si origina da "cose umili" sulle quali  l'artista interviene in modo minimo eppur  determinante. «L'arte», spiega l'artista,  «non serve a costruire artifici ma a risvegliare  nella visione comune potenzialità  dormienti». Il modus operandi di Morandi è teso a ridestare immagini ed energie  sopite nei materiali più poveri. Ancor  prima che opere, le sue sembrano reliquie  di un "quotidiano" che non potrebbe essere più "straordinario" di così.

 
 
Info

Museo d'Arte Contemporanea
Viale Padania 6 20851 Lissone - MB
museo@comune.lissone.mb.it
tel. 039 7397368 - 039 2145174
 

Orari
  • Mercoledì e Venerdì h10-13
  • Giovedì h16-23
  • Sabato e Domenica h10-12 / 15-19
 

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco
Tel. +39 02 36755700 anna.defrancesco@clponline.it

 

 
Ultima Modifica: 31/10/2022