Descrizione
Il giorno 13 dicembre 2025 assisteremo al completamento di un progetto che rappresenta molto più di una semplice installazione architettonica: inauguriamo l’elemento conclusivo di una visione che, negli anni, ha trasformato la Biblioteca Civica di Lissone in un punto di riferimento culturale per Lissone e per l’intera Brianza.
Ventitré anni fa, nel maggio 2002, veniva inaugurata la Biblioteca Civica di Lissone, frutto di un intervento di riqualificazione di straordinaria complessità e qualità.
L’architetto Giampietro Mazzola affronta la sfida di trasformare Palazzo Vittorio Veneto, edificio degli anni Venti di pregio storico ma inadeguato alle esigenze contemporanee, in una struttura bibliotecaria moderna, senza comprometterne l’identità originaria.
Un progetto che unisce rispetto per la memoria e tensione verso il futuro: la nascita di un luogo che da oltre vent’anni accoglie, ispira e connette la comunità.
Oggi il progetto della Biblioteca Civica si completa con la “BIBLIOSFERA” in legno, opera simbolica e contemporanea realizzata grazie a un service promosso e voluto dal Rotary Club Monza Nord Lissone, che testimonia il valore della collaborazione tra istituzioni, associazioni e cittadini nel costruire e arricchire il patrimonio culturale della città.
La riqualificazione del Palazzo richiede un approccio di grande raffinatezza tecnica: conservare le caratteristiche storiche dell’edificio e, al tempo stesso, introdurre soluzioni contemporanee per la distribuzione degli spazi, l’illuminazione naturale e artificiale, l’acustica e la climatizzazione.
Il risultato è una biblioteca di 2.500 metri quadrati, capace di garantire funzionalità e comfort, con ambienti pensati per le diverse modalità di fruizione: dalla consultazione individuale agli spazi collettivi, dalle aree per bambini ai settori specialistici.
L’intervento dell’architetto Mazzola dimostra come la buona architettura pubblica sappia coniugare qualità estetica, sostenibilità e valore civico, generando luoghi che evolvono insieme alla comunità che li abita. Il concept originario prevedeva questa sfera come fulcro dell’area informativa: un totem capace di unire funzionalità e valore simbolico. La scelta della forma sferica si inseriva coerentemente in un impianto dominato da geometrie circolari, che evocano gli archetipi rinascimentali della conoscenza e dell’aggregazione sociale.
A quindici anni dalla scomparsa dell’architetto Giampietro Mazzola (2010), l’installazione che inauguriamo oggi assume un significato speciale: rappresenta l’evoluzione intelligente della sua visione.
Se inizialmente la sfera era pensata per ospitare le piantine di orientamento, oggi integra due dispositivi digitali e due dispositivi per la comunicazione delle novità bibliotecarie.
Una trasformazione che non tradisce lo spirito originario, ma ne conferma la lungimiranza, dimostrando come un’architettura ben progettata sappia attraversare il tempo e adattarsi all’innovazione tecnologica.
Oggi la biblioteca custodisce quasi 100.000 volumi. Tra le sue eccellenze spicca la Biblioteca del Mobile e dell’Arredamento, collocata al secondo piano su 450 metri quadrati: oltre 6.500 opere dedicate alla storia dell’arredamento, del design e dell’architettura, con centinaia di tavole originali che documentano l’evoluzione degli stili abitativi del Novecento. Una collezione unica in Europa, che testimonia l’identità produttiva e culturale di Lissone.
La realizzazione di questa installazione è stata possibile grazie al Rotary Club Monza Nord Lissone con il proprio contributo e con la sapiente capacità di integrare le varie componenti produttive per la realizzazione dell’opera, alla famiglia Mazzola che ha ritrovato e messo a disposizione i progetti originali sostenendoli con un impegno fattivo, alla falegnameria Galbiati ed agli studenti dell’Istituto Superiore “G. Meroni”, impegnati nella tintura, nell’assemblaggio, nella grafica e nell’impaginazione dei contenuti e di altri professionisti che hanno collaborato con passione e competenza.
Un ringraziamento speciale va a Isidoro Bianchi, il cui prezioso apporto ha reso possibile la realizzazione della BIBLIOSFERA, simbolo di continuità e rinnovamento. Un esempio virtuoso di collaborazione tra saperi e generazioni.
«Con questa sfera – afferma il Presidente Rotary Club Monza Nord Lissone Alberto Bertolini - completiamo un percorso iniziato oltre vent’anni fa: il coronamento di un progetto corale e la dimostrazione che una visione condivisa può rinnovarsi nel tempo, mantenendo intatta la propria identità. Ringraziamo l’Amministrazione Comunale di Lissone che ha reso possibile l’accoglimento dell’opera nella sua naturale collocazione e tutti coloro che hanno reso possibile questo momento e che, con il loro impegno, continuano a far vivere la biblioteca come luogo di conoscenza, incontro e condivisione per la nostra comunità.»
«L’inaugurazione della “Bibliosfera” rappresenta un momento di orgoglio per la nostra città – dichiara il Sindaco Laura Borella -. Oggi consegniamo alla città non solo un nuovo elemento architettonico ma un simbolo: il segno concreto di una comunità che cresce e collabora. La Biblioteca Civica è diventata nel corso degli anni un luogo vivo, partecipato e inclusivo, capace di accogliere generazioni diverse e di trasmettere il valore della conoscenza come bene condiviso. La nuova installazione in legno, frutto della collaborazione tra istituzioni, associazioni, professionisti, scuole e cittadini, testimonia quanto la nostra comunità sappia unire competenze ed essere parte attiva per lasciare un segno tangibile sul territorio. La “Bibliosfera” interpreta con intelligenza e rispetto la visione originaria dell’architetto Giampietro Mazzola, valorizzandola con strumenti contemporanei. Desidero ringraziare il Rotary Club Monza Nord Lissone, la famiglia Mazzola, la falegnameria Galbiati, gli studenti dell’Istituto “G. Meroni” e tutti coloro che, con dedizione e passione, hanno contribuito alla realizzazione di questa opera. Rivolgo un particolare ringraziamento anche a Isidoro Bianchi, il cui prezioso impegno ha reso possibile questo risultato».