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LA SCULTURA INTERROGA LA PITTURA #1

Gehard Demetz & Piero Dorazio

 
I forgot how the prayer ends di Gehard Demetz (2010, legno, 182x46x32 cm)

14 marzo - 28 aprile 2013

a cura di Alberto Zanchetta
Inaugurazione giovedì 14 marzo ore 19:00


Per Pablo Picasso «la scultura è il miglior commento che un pittore possa fare sulla pittura», Barnett Newman definiva invece la scultura come «quella cosa su cui inciampi quando indietreggi per guardare bene un quadro». Ma cosa accadrebbe se l'inciampo diventasse il fruitore delle opere che l'attorniano? Cosa accadrebbe cioè se scultura e pittura si trovassero a contrapporsi, esponendosi l'una alla presenza dell'altra? Il sarcastico Salvador Dalí affermava che «il meno che si possa chiedere a una scultura è che stia ferma», nulla vieta di poterle però accordare la facoltà di guardare la propria "nemesi".

 

Il ciclo La scultura interroga la pittura cercherà di instaurare dei momenti dialettici in cui unascultura possa colloquiare con un dipinto, creando così un legame tra un maestro del passato e un artista contemporaneo. Ogni scultura - figurativa e a grandezza reale - sarà posizionata di fronte a un quadro della collezione permanente, dando l'idea che le sculture siano esse stesse dei connoiseurs d'arte, assorti nella suadente allure della pittura. Le prime opere che instaureranno traloro un rapporto di affinità elettiva sono la Marmaraviglia II di Piero Dorazio (1963, olio su tela,196x111 cm) e I forgot how the prayer ends di Gehard Demetz (2010, legno, 182x46x32 cm).

 

Piero Dorazio è stato l'erede della pittura astratta e concreta delle avanguardie storiche. Nel dipinto Marmaraviglia II assistiamo alla stratificazione di trame coloristiche che si intersecano sinoa creare una sorta di saturazione visiva. Organizzati sottoforma di linee-forza autonome, gli elementi del quadro sono scanditi in modo armonico e strutturati secondo rapporti cromatici.
Fermamente convinto del valore simbolico dei colori, Dorazio ha spinto la sua ricerca sino a dar vita a dipinti che producono nel percipiente una fortissima tensione psicologica. Tensione che sembra recepita dal fanciullo di Gehard Demetz, costretto a serrare le proprie palpebre. Il rigore geometrico del colore pare inoltre irraggiarsi dal quadro verso la scultura, imbevendo la maschera antigas che il ragazzo stringe nella mano sinistra. Come fosse inebriato dai reticoli del maestro aniconico, l'intervento pittorico tradisce così la vera "pelle" del legno.

 

Se la ricerca di Dorazio è sempre stata diretta verso la definizione di un'immagine plastica, l'effetto volumetrico di Demetz si muove sotto il segno di uno scarto rispetto alla tradizione e di un respiro nel climax della contemporaneità; l'artista ridona attualità alla poetica del legno, materiale che trova nuova linfa vitale nelle figure di adolescenti (che non sono altro che forme disegnate dalla forza espressiva dello scalpello). Le due opere diventano quindi parti inscindibili di un dialogo tanto ineffabile quanto serrato: un intreccio di trame-colori nel caso di Dorazio e di legni-tasselli nel caso di Demetz. E poiché il fanciullo dichiara di aver "dimenticato come finisce la preghiera", siamo indotti a identificare Marmaraviglia II con i "sacri rettangoli", ossia le icone che un tempoadornavano le chiese e che oggi invadono la nostra vita - la più quotidiana, sin dall'infanzia.

 

Piero Dorazio è nato a Roma nel 1927. Muore a Perugia nel 2005.

Gehard Demetz è nato a Bolzano nel 1972, vive e lavora a Selva di Val Gardena.

 

INFO

 museo@comune.lissone.mb.it
tel. 039 7397368 - 039 2145174
 

 

Orari

Martedì, Mercoledì e Venerdì h 15-19
Giovedì h 15-23;
Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19

 INGRESSO LIBERO

 
 
Ultima Modifica: 31/10/2022